Mangialibri – Nessuno mi può giudicare
Torino, febbraio 1968. Marcello, trasferitosi nel capoluogo piemontese dalla natìa Calabria, è Pubblico Ministero. Giovane, impegnato nella professione che esercita con discreto successo, durante una festicciola a casa di amici conosce Carla. Attratto dalla ragazza, un bel tipo estroverso che gli fa da subito confidenze su se stessa e la propria famiglia, la invita a casa sua, dove inizia una relazione o, meglio, nasce un amore. I due sono molto diversi, sia per origini familiari che per visione del mondo. Di famiglia nobile lui, figlia di operai lei; magistrato ligio al dovere e alle istituzioni lui e accesa contestatrice lei. Pare non possano esservi punti in comune o intesa profonda tra loro. Tuttavia non è così e la relazione amorosa procede anche dopo che Carla “in nome del popolo italiano” viene condannata a due anni con la condizionale per partecipazione a banda armata. La contestazione, infatti, è esplosa dappertutto, non solo in Italia, e gli studenti sono in prima linea insieme agli operai nella rivendicazione di una nuova società nella quale il lavoro non debba mai più coincidere con lo sfruttamento e in cui la cultura possa essere aperta a tutti e il mondo accademico possa superare chiusure e favoritismi accogliendo istanze giovanili e aria nuova…
Del romanzo sono protagonisti non solo i due giovani innamorati e la loro più ristretta cerchia di amici, ma tutta la società di quegli anni nei quali rivendicazioni e speranze si mescolano spesso con repressioni e violenze. Si affacciano dalle pagine università e fabbriche occupate, cortei studenteschi, immigrati che salgono in treno dal Sud alla Torino della Fiat, grande miraggio di benessere e di un nuovo, più appagante e riconosciuto status sociale. Marcello e Carla nella vita pubblica stanno dai due lati opposti della barricata: ligio al dovere e di ispirazione moderata lui, spregiudicata e anticonformista fino all’eccesso lei, la loro relazione potrebbe sembrare impossibile a un osservatore superficiale, sempre in bilico com’è tra forte attrazione e altrettanto forti occasioni di conflitto. Tuttavia un equilibrio è possibile e quale sia lo spiega Carla: “(…) Tu sei il nemico da battere, ma contemporaneamente sei anche l’uomo che amo pur con i suoi mille difetti. L’alternativa al lasciarci è proprio quindi quella del litigare”. Marcello Vitale, Presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione e già Presidente della Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Roma narra qui una coinvolgente storia d’amore autobiografica rendendo indimenticabili al lettore le figure dei due innamorati e offrendo nel contempo un affresco storico di quel ‘68 che ora ci appare tanto lontano.